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Leggende giallo-blu

Alessandro Castagna: da un fallimento all'altro

FALLIMENTI E FIGLI A CARICO' LE PARTITE DEI MR. NESSUNO

ALESSANDRO Castagna fa il calciatore di mestiere e non è neanche miliardario, non è neanche famoso. Ha 29 anni, sta alla Pro Vercelli in C2, ha giocato in squadre che si chiamano Asti, Casale, Mantova, Lucchese, Vicenza. Si è fatto due fallimenti: al Taranto (' 92-' 93) e al Giarre (' 93-' 94), è un perfetto prototipo dell' altro calcio. Quello per il quale si sciopera. Sa cosa significa attendere lo stipendio per mesi, per anni. Svegliarsi una mattina senza squadra e senza contratto, a mercato chiuso. Con una moglie, una famiglia. E con un futuro da inventare: Castagna ha scelto, alleverà api. Vialli e gli altri si fermeranno per quelli come lui. Non è demagogia da ricchi. E' solidarietà. Signor Castagna, si aspettava che i divi degli stadi pensassero a voi? "Ci speravo, ci speravamo. Li ringrazio, perché il calcio siamo anche noi. La base della piramide. Altro che privilegiati". Eppure si dice: scioperano pure i miliardari del pallone, che vergogna. "Ma è falso. La maggioranza dei calciatori non è ricca, ha problemi seri e una carriera breve. Con rischi che in passato non esistevano, come il fallimento dei club". Lei ne ha vissuti due. Ce li racconti. "La prima volta fu al Taranto, in B. Due o tre mesi di stipendi non pagati, cioè la norma. Poi i mesi diventano otto. Finisce la stagione, si va in ritiro e il 31 luglio ' 93 ci spiegano che il Taranto non esiste più. Radiato. Ho aspettato un paio d' anni un centinaio di milioni, presi a rate grazie al fondo di garanzia. Poi mi compra il Giarre, C1. E ci risiamo, ancora soldi che non arrivano, zero lire da dicembre a giugno, secondo fallimento e gli arretrati li devo ancora vedere. Così decido di avvicinarmi a casa. Sono di Aosta, mi ingaggia la Pro Vercelli, va bene così". Quanto si guadagna in C2? "La media è di tre, quattro milioni al mese. Variano i rimborsi e i benefit, a qualcuno pagano pure la casa. Non è molto. Bisogna pensare al futuro, inventarsi un altro lavoro. Io sono fortunato, ho giocato in B, qualcosa da parte l' ho messo e mi sono comprato una casa. Ma ho visto tanti ragazzi smettere senza una lira, e mica le avevano buttate in auto di lusso. Ho visto compagni appena sposati senza stipendio, gente che doveva pagare il mutuo, non andare in ferie ai Caraibi. Il calcio non è solo l' asta miliardaria dei diritti tv, non è solo Real Madrid-Juve. E' anche il derby tra Novara e Pro Vercelli, è anche la provincia dove c' è più violenza e meno tutela". Avete la pensione? "Solo se si versano sedici anni e mezzo di contributi all' Enpals. La prenderà Baresi, magari. Io ho cominciato a lavorare con mio padre, faccio l' erborista e l' apicoltore, ho anche un diploma da ragioniere". Come giudica la sentenza Bosman? "Se avessi dieci anni di meno, sarei molto preoccupato. Le carriere finiranno prima, avremo meno posti liberi, per i giovani sarà più dura". Scusi, ma ne vale la pena? "Certo. E' un mestiere bellissimo, è il mio orgoglio. Anche se non mi chiamo Vialli".

Maurizio Crosetti La Repubblica — 13 marzo 1996  

 

 

 

 
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