GiarreStory

GiarreStory è un sito aggiornato non periodicamente

 

 
 
 

 
Storia di Giarre e della Contea di Mascali

 

Caput omnium quartierorum

     
   

“Bello, grazioso, ameno, più di quanto può immaginarsi è il sito della contea di Mascali, contrada ricca di naturali grazie, che all’arte agricola sempre più infiora di nuovi vezzi, per cui a ragione può stimarsi come la più amena, e deliziosa campagna di Sicilia. In essa son nati diversi borghi, tutti gai, tra i quali Giarre e Riposto, son divenute in breve città riguardevoli”.

Giusppe Antonio Mercurio, 1851

 

     

1815: Il Parlamento siciliano, per soddisfare la richiesta di sussidi del re Ferdinando, devolve al sovrano la Contea: "Volendo apprestare un sussidio straordinario a S. M. per le attuali urgenti circostanze manifestate nella sua sovrana allocuzione, delibera che si ceda alla detta SM la contea di Mascali per venderla a suo piacere, onde supplire col capitale alle urgenze suddette". Il 15 maggio, vigilia dello scioglimento del parlamento autonomo siciliano, con il placet del Re Ferdinando di Borbone, viene finalmente concessa l’autonomia a Giarre. Il nuovo Comune sarà retto dal sindaco, da due deputati collaboratori e da un decurionato, rinnovato annualmente per un quarto dei componenti. Nel novembre del medesimo anno, giunge in città l'architetto Vincenzo Maria Russo, incaricato dalla Gran Corte Civile di Palermo della redazione di un carta topografica della zona, necessaria per la divisione del territorio della Contea in due Comuni. La relazione del Russo contiene, fra le altre cose, un affresco della Giarre dell’inizio del XIX secolo: “Giarre è situato in principio a settentrione della gran piana di Mascali. Li due punti delle sue abitazioni di settentrione e mezzogiorno toccano la strada consolare che da Catania conduce a Messina. (…) Dal punto suddetto di tramontana, nominato il fondaco del Barone, principia una linea di abitazione con case di primo e secondo ordine, questa linea continua sino alla venerabile chiesa ed oratorio de’ P.P.Filippini, da cui principia una spaziosa strada abitata in due linee di case con finestroni con parapetti di ferro, costrutti da varie forme di architettura. Nel corso di questa strada si frammezzano diversi piani, sino al termine della medesima, che è al punto opposto del mezzogiorno. Nel primo piano vi è situato la venerabile chiesa Madre che è un vasto tempio nuovamente costrutto, e non ancora perfezionato, e per questa causa, le funzioni chiesastiche si adempiscono in una chiesa situata innanzi al suddetto nuovo edificio, che dicesi doveva andare a terra compito che sarà il cennato vasto tempio, come altresì una grande casa di Regio patronato, addetta all’esigenza dei censi, donativo e strasatto della Real Contea di Mascali; nel mezzo di questa casa si osserva una antica torre, la cui natura delle fabbriche mi fecero stabilire essere struttura gotica. Indi siegue una piazza in cui vi sono le botteghe delli macelli e di venditori di commestibili, finisce infine la suddetta spaziosa strada, in comunicazione sempre d’abitazioni, toccando il sopradetto punto opposto di mezzogiorno della cennata strada consolare. (...) In mezzo alla suddetta spaziosa strada da parte di oriente e quasi contigua su detto piano della suddetta venerabile Chiesa Madre si presenta un lungo stradone in retta linea largo palmi 43 al di cui puntone destro si scende al Riposto, vi è la casa grande dove funziona il Magistrato, si congrega per affari pubblici e si riunisce il Consiglio Civico. Questo stradone in linea retta conduce al quartiere del Riposto. In principio dello stesso si vede iniziata una piazza di figura ottangona, tuttora però imperfetta. Continua il suddetto stradone sempre formato in due linee di continue abitazioni con case di antichi e recenti edifizi per l’estensione di canne 110 e palmi 6. Dal punto della suddetta Camera di conversazione e fondaco così detto di S.Gaetano si vede una croce di strade, quasi retta di minore lunghezza che a sinistra conduce al venerabile convento dei R.R.P.P. Agostiniani scalzi, sotto titolo di S.Nicolò, abitata in due linee opposte di continue abitazioni che a destra, da parte di oriente va a unirsi alle riferite case del suddetto stradone che conduce al Riposto. Dal punto dell’Oratorio di S. Filippo abbassa ad oriente una altra strada tutta abitata in cui è situato il magazzino del peculio e del puntone dello stesso si vede una larga retta strada a mezzogiorno parallela alla suddetta strada principale ed ugualmente abitata, nelle due sue linee, con case; come del pari vi sono non poche altre strade secondarie tutte abitate alla parte dell’oriente e dell’occidente che intersicano in vari punti la suddetta principale spaziosa Strada. In mezzo alla suddetta piazza della Bocceria vi passa uno sbucco d’acqua, che in tempo di pioggia viene da parte di occidente dalla parte della Macchia che poi intersica il suddetto stradone dello Riposto e si perde nelle terre collaterali, come del pari un piccolo sbocco d’acqua infine del suddetto punto di mezzogiorno che dalla campagna vicina si introduce nella vecchia strada che porta al Riposto. (…) L'assiduo passaggio nelle Giarre richiama un commercio attivo con vari luoghi e città del regno, per la fabbrica della pasta, per la vendita dei grani, acciaro, rame, canapa, vini, lini e generi simili che si commerciano nelle Giarre e in cui vengono a provvedersi le città e comuni delle vicine campagne”. La relazione dell’architetto Russo accenna anche alle attività commerciali presenti a Giarre nel 1815: "quattro botteghe di sorbettiere, un caffè, una camera di conversazione, tre orefici ed argentieri, due botteghe di droghe e generi coloniali, quattro botteghe di panni e telerie, una bottega di drapperie, varie di coriame, varie di rame, diverse di ferro, molte di lana lavorata e simili, una fabbrica di cappelli, circa 24 fabbricatori di pasta. Vi sono diversi opifici di tintore, vi sono vari fabbricatori armieri di prima opera, tre fabbriche di sapone, una di calzette di seta, diverse di rosoli, spiriti di vino ed acquaviti, vi esistono ancora due aromatorie. Vi sono botteghe di falegname, caseggiatori di opera bianca, tornatori, intagliatori e altri simili. Vi sono ancora quattro grandi alberghi, due grandi locande ed una piccola, due trattorie". Nella stessa relazione troviamo la descrizione dell’abitato di Mascali, la cui topografia, che rispecchia l’impianto medievale della città, è più complessa rispetto a quella lineare di Giarre sebbene il vecchio capoluogo sia più povero, in termini d’industrie e di commerci, rispetto al nuovo Comune: “Mascali è situato in un colle, nella parte settentrionale di quel territorio, è vicino alle lave dell’Etna, così dette di Scorciavacca, è distante dal mare in linea orizzontale canne mille seicento quarantadue, si rende accessibile per varie strade, sempre a salire, ma la principale è quella di tre Molini, questa strada principia dal punto di passaggio dell’acqua, ove la sboccatura del vallone, nominato dell’Olivella, attacca con altre strade, e continuando sempre a salire incontra tre molini, nominati il Primo, il Nuovo e di S.Giorgio. Dalli confini di quest’ultimo molino, alla distanza di canne 28 principiano in una situazione scoscesa ed alpestre, alcune case umili di Mascali, innanzi le cui porte, passa il corso aperto delle acque, destinate alli suddeti molini. La medesima strada da parte di oriente, conduce ad una vecchia torre, che rappresenta l’antico carcere di quel Comune. Questa torre, con altre simili, di cui se ne osservano le vestigia, le quali, come rilevasi dalla natura delle fabbriche, mi fecero stabilire, essere costrutta gotica. Innanzi alla suddetta torre esiste una beveratura, e serve di cammino alla acque cennate. La suddetta strada si diverte a destra, ed a sinistra, va a ritrovare la strada, che viene da mezzogiorno, da parte della Macchia ed indi per un’altra strada conduce al Molino di Manganelli; a destra scende nel letto del Lavinaro, nominato il Cocozzaro, e va a unirsi ad una piccola piazzetta, innanzi la chiesa vecchia [Santa Maria degli Angeli, n.d.a], chiamata così, per essere un edificio antico, e rovinoso, e per ciò senza culto, ed abbandonata. Su un cantone di questa piazzetta, v’è situata una casa con secondo piano, che ha di sotto una bottega di lordo, ed indi la camera cosiddetta della Conversazione. Dal lato opposto di questa strada principia la linea d’archi di fabbrica vuoti, che gira il piano della venerabile chiesa Madre. Da parte di mezzogiorno, l’istessa linea d’archi, sita per metà del predetto piano. Da parte d’oriente, ed in fondo alla suddetta veneranda chiesa Madre, edificio grande, ove si adempiscono tutte le funzioni chiesastiche. Dal piano suddetto della parte superiore, scende un’altra linea di detti archi, come altresì da detta inferiore, ove sono tre botteghe che vanno ad unirsi al fondo d’un vallone più spazioso, nominato vallone di Mascali. Il confine di detto vallone, da parte di tramontana, tocca un piccolo spazio di terra, in figura quasi triangolare, nel di cui fondo, è situata la venerabile chiesa delle Anime Purganti, nel suddetto spazio di terra triangolare, da parte di orienete, v’è pure situata un’altra linea delli predetti archi, e nella uguale guisa, da parte dell’occidente, con una bottega. Dal suddetto spazio di terra triangolare cominciano due strade, una d’occidente denominata del Ponte, e l’altra d’oriente, che poi si volge a tramontana. Nella prima in un cammino scosceso e più adagiato, vi sono situate due brevi linee opposte di fabbriche umili tra le quali due sono con il secondo piano, sebbene senza finestroni e mezzani. Sul fine di dette strade esiste un ponte grande sulla superfice del suddetto vallone, che fa comunicare, in tempo di piena di acque piovane, la gente che abita dall’uno e dall’altro lato del paese; la seconda strada ad oriente, che parte dal predetto spazio triangolare, porta alla chiesa di S.Antonio di Padova, e ad un luogo campestre, ove è un altare a forma di macchinetta, in cui v’è l’effige di SS. Maria della Grazia. In linea sempre irregolare di diverse forme, si vedono nel suo corso varie situazioni di case umili, tra le quali due botteghe di commestibili, il forno ed un macello. Dalla suddetta chiesa di S.Antonio, partono due brevi strade, in cui vi sono poche abitazioni, ed una vecchia casa, con balcone e parapetto di legno, l’altra ad oriente tutta alpestre e scoscesa, che viene ad unirsi con quella del suddetto Ponte. Dirimpetto alla sopradetta Camera della Conversazione parte un’altra strada ad occidente, passando dietro la sacristia della suddetta venerabile chiesa Madre, ove sono situati li Mangani addetti allo sviluppo dei bachi da seta, e per questo si nomina questa contrada di Manganelli. Tornando poi da parte di occidente va ad unirsi senza abitazioni, chiudendo con la suddetta strada del Ponte. Dal suddetto piano della Matrice chiesa, ad oriente, parte un’altra strada, che conduce alla venerabile Chiesa Vecchia, in cui nel corso irregolare di poche case umili, si vede un magazzino addetto alla conservazione dei grani. Vicino il piano della suddetta chiesa Madre ci sono tre botteghe di merci”. Anche un passo del Recupero fornisce una interessante descrizione dell’abitato di Mascali: “Pria d’entrarsi nella città di Mascali per la strada della suddetta tenuta di Rizzari, bisogna attraversare un vallone posto al fianco occidentale della città (…). Tutta la città di Mascali oggi ridotta molto povera di forze e di popolazione per il malgoverno dei ministri, esistendo ancora gli scheletri delle sue antiche torri”. La chiesa madre di Giarre acquista la sua autonomia da quella mascalese e viene dichiarata sede arcipretale: ha otto chiese filiali tutte site nel nuovo Comune (Riposto, Torre, Macchia, S.Giovanni, S.Alfio, Milo, Dagala e S.Leonardello). A Riposto viene costruita la cappella della Badia. L’8 ottobre Riposto presenta una petizione al Sovrano per ottenere l’autonomia di Giarre.

1816: L’8 ottobre, dopo un anno di attesa, i ripostesi inoltrano al Re una nuova petizione per l’autonomia da Giarre. Il 20 dicembre viene presentata la terza petizione.

1817: Una consultazione popolare tra i capifamiglia delle frazioni del comune di Giarre si esprime negativamente in merito all’autonomia ripostese.

1818: Il 20 febbraio un violento terremoto colpisce Giarre; tra gli altri giornali, il Gentleman's Magazine di Londra riferisce delle scosse raccontando che, nelle due notti successive, la popolazione è rimasta nelle strade, dormendo in rifugi temporanei ("Giarre is like an indian town"): “L’estratto di una lettera di un gentleman, datata Mascali, vicino il monte Etna, 22 febbraio 1818 – riferisce <<Sarete indubbiamente ansiosi di sentirmi su questi eventi disastrosi. Questo posto e Giarre non hanno subito gli ultimi danni; ma tutto attorno a noi è uno scenario angosciante. (…) La prima scossa è stata di venerdì, alle sette e mezza pomeridiane, la più violenta; il suo movimento era perpendicolare: a mezzanotte una seconda; attorno alle cinque della mattina una terza. Questa mattina attorno alle quattro un’altra; alle cinque e mezza una seconda; e a mezzogiorno una terza, ma lieve. In queste due notti, qui e a Giarre, la popolazione è rimasta per le strade, in rifugi temporanei e dentro le botti con la sola testa fuori. Giarre sembra un villaggio indiano>>”. A causa della difficoltà di comunicazione con i centri colpiti dal sisma, l’Intendenza di Catania nomina una commissione per accertare le perdite subite tra la popolazione. Una violenta mareggiata, conseguenza del terremoto, danneggia la marineria ripostese. I danni causati dal terremoto accelerano l’apertura al culto della nuova chiesa di Giarre: “L’orribile tremuoto poi del 20 febbraio scorso, accrescendo le rovine di detta chiesa, ha affrettato l’apertura del suddetto novello tempio (…) essendosi rovinato nei passati giorni un muro della chiesa di S.Agata ne è nato l’inconveniente di respirare nella stessa un aere malsano per li vapori esalanti dai sepolcri” (dal Concordato fra il beneficiale, i deputati della chiesa di S.Isidoro ed il magistrato municipale per l’apertura della nuova chiesa madre di Giarre). L’inaugurazione del nuovo tempio avviene il  20 dicembre: la chiesa è lunga 83 metri e larga 26, la sua cupola ha un diametro di 7 metri ed un'altezza di ben 35 metri. Il giorno di Natale viene aperta al culto, ancora incompleta, anche la nuova chiesa di Riposto. Dopo oltre 30 anni di controversie legali con i proprietari terrieri espropriati, viene ultimata la Via Nuova, la strada che collega Giarre a Riposto. E' ufficialmente denominata strada Ferdinandea in onore del sovrano; sarà poi chiamata via Archimede (Giarre), via Vittorio Emanuele (Riposto), corso Impero (1939) ed infine corso Italia (1945). Il costo complessivo della nuova arteria ammonta alla considerevole somma di 2.385 onze. Dopo la riforma del 1817, si insidia il primo Decurionato di Giarre: è composto da sei Decurioni, rappresentanti civici con una rendita minima; assisterà la Giunta a sua volta composta dal sindaco e da due assessori scelti dalla lista degli eligibili, rinnovata ogni tre anni. Nei quartieri sono attivi gli eletti particolari che svolgono la funzione di ufficiali dello stato civile. Per il funzionamento del Municipio, l’Intendenza del val di Catania approva la prima lista degli eligibili di Giarre: si tratta di un elenco di cittadini, con un reddito superiore ad un minino stabilito per legge, che mirano a ricoprire cariche pubbliche ed amministrative. Secondo la lista, la classe  dei notabili giarresi che gestiranno la vita politico-amministrativa del Comune è composta da 18 artigiani, 12 negozianti, 97 possidenti, 66 professionisti liberali, 30 trafficanti, 1 nobile e 4 orafi.

1819: Sebastiano Patanè Strano è il primo sindaco della città mentre Paolo Patanè Vecchio è nominato nuovo amministratore della Contea. La prima sede degli uffici municipali è il palazzo Macherione, sito tra la via Callipoli e la via Ferdinandea. Viene demolita la vecchia chiesa di S.Agata, pericolante in seguito ai danni riportati dopo il terremoto del 1818; i giarresi chiedono di ricostruirla "in altro luogo di questa città" a spese della collettività. Viene nominata la commissione incaricata della divisione del territorio della Contea in due Comuni: concluderà i lavori solo nel dicembre del 1823 a causa delle rimostranze di Mascali che vorrebbe mantenere il controllo sui vigneti di S.Alfio e S.Giovanni.  La Legge del 16.06.1819 promuove Giarre capo circondario, Mascali viene definitivamente scalzata nella gerarchia della vecchia Contea.

1820: Il secondo sindaco di Giarre è Sebastiano Barbagallo. Viene fondata a Riposto una scuola nautica, la seconda in Sicilia, dopo quella di Palermo, una delle prime in Italia. Sulla "Relazione sopra gli Istituti Tecnici" redatta dal Ministero dell'Agricoltura, industria e commercio nel 1862, leggiamo che il 28.07.1819 padroni e capitani marittimi ripostesi stipularono un pubblico contratto presso il notaio Pappalardo "in cui convengono di sottoporre i legni di qualsiasi provenienza che là venissero a caricare, alla tassa di tarì 2 se fossero della portata di 10 tonnellate (...) e che il provento di questa tassa dovesse servire al mantenimento di una scuola nautica. (...) Le dottrine insegnate sono la geometria piana, l'aritmetica, la trigonometria piana, la sfera, l'astronomia nautica e la navigazione". Sulla medesima pubblicazione si legge anche che, nel 1819, la flotta ripostese, nel 1819, ammonta a 129 bastimenti mercantili della portata complessiva di 5.711 tonnellate. Nella chiesa ripostese dedicata alla Madonna della Lettera viene collocato un quadro raffigurante S.Emidio Martire, Vescovo di Ascoli Piceno e protettore dai terremoti. Il dipinto contiene una raffigurazione degli abitati di Giarre e Riposto uniti dalla via Ferdinandea; a Giarre spiccano la cupola del Duomo e la chiesa dell'Oratorio, mentre a Riposto la chiesa della Madonna della Lettera è preceduta da una lunga serie di magazzini disposti orizzontalmente lungo il litorale. Vi è poi la grande torre di difesa alla quale, dopo il plebiscito del 1860, sarà aggiunta una bandiera tricolore. Nella sede del Decurionato di Giarre, come negli altri comuni dell’isola, viene istituito il servizio dello stato civile: si occuperà della registrazione delle nascite e dei decessi. E’ attiva in città una Officina postale.

1821: Il ripostese Sebastiano Fiamingo viene nominato sindaco di Giarre. L'evento dimostra la forza politica del quartiere di Riposto che comincerà presto a reclamare la propria autonomia. Nel corso dell'anno viene pubblicata dai ripostesi una memoria favorevole alla divisione del comune di Giarre in due entità autonome garantendo che in esso possono sicuramente rinvenirsi le “colte persone, idonee a coprire a turno le cariche pubbliche”. Nel borgo di S.Giovanni viene costruita la chiesa del Santissimo Ritrovato. Il Comune di Giarre stanzia 3.542 ducati e 39 grani per il completamento del Duomo. Eseguiti dei lavori per mettere in sicurezza la palude di Fondachello: viene abbattuto il boschetto di pioppi che circondava lo stagno ed aperto un canale per congiungerlo al mare evitando, così, il ristagnare delle acque malsane. Alessio Fasulo (Napoli 1760-1831), agente rivoluzionario ed esponente carbonaro presente a Messina per sostenere la rivolta del generale Giuseppe Rossarol, ripara a Giarre presso il barone Bentivegna. Denunciato da un confidente sarà arrestato dalla polizia borbonica (Di Castiglione).

1822: Per fronteggiare le prime pulsioni autonomiste, l'Intendente del val di Catania, il Barone di Mandrascate, allo scopo di trasformare i centri di Giarre e Riposto in un unico abitato, con un proprio decreto dispone che "Giarre Riposto verranno considerate un sol comune e porterà il titolo di comune di Giarre e Riposto. La municipalità eserciterà le sue funzioni amministrative alternativamente, cioè un anno nella casa comunale di Giarre e un anno in quella di Riposto". Chiunque voglia costruire edifici lungo la via che collega Giarre a Riposto avrà un rimborso del 50% delle spese per l'acquisto del terreno con l'obbligo di cominciare il primo piano entro un anno e finirlo entro due mesi ed entro quattro anni il secondo piano ed inoltre "saranno acquistati dalla Comune (...) le terre e le case (...) allo oggetto di costruirvi l'unica casa comunale, il carcere, l'ospedale, il collegio e l'unica Chiesa madre". Il piano rimarrà inattuato. Nella frazione di S.Giovanni viene aperto, con il contributo del filantropo Pietro Previtera Grasso, il primo ospedale della città; intitolato a San Pietro Martire, può ospitare sino a quattro ammalati.

 

 
   
 
 

 

 
Sezioni
 Scrivi a GiarreStory
 
Considerate le fatiche per realizzarlo, chiunque citi estratti di questo sito è pregato di riportare la fonte.
 

 

 
 
 

 

 
 
 
 

E' vietata la riproduzione di qualsiasi contenuto del sito senza autorizzazione scritta degli autori

   
(c) GiarreStory Tutti i diritti riservati