1815:
Il Parlamento siciliano, per soddisfare la richiesta di
sussidi del re Ferdinando, devolve al sovrano la Contea:
"Volendo apprestare un sussidio straordinario a S. M.
per le attuali urgenti circostanze manifestate nella sua
sovrana allocuzione, delibera che si ceda alla detta SM
la contea di Mascali per venderla a suo piacere, onde
supplire col capitale alle urgenze suddette".
♦
Il 15 maggio, vigilia dello scioglimento del parlamento
autonomo siciliano, con il placet del Re Ferdinando di
Borbone, viene finalmente concessa l’autonomia a Giarre.
Il nuovo Comune sarà retto dal sindaco, da due deputati
collaboratori e da un decurionato, rinnovato annualmente
per un quarto dei componenti.
♦
Nel novembre del medesimo anno, giunge in città
l'architetto Vincenzo Maria Russo, incaricato dalla Gran
Corte Civile di Palermo della redazione di un carta
topografica della zona, necessaria per la divisione del
territorio della Contea in due Comuni. La relazione del
Russo contiene, fra le altre cose, un affresco della
Giarre dell’inizio del XIX secolo: “Giarre è situato
in principio a settentrione della gran piana di Mascali.
Li due punti delle sue abitazioni di settentrione e
mezzogiorno toccano la strada consolare che da Catania
conduce a Messina. (…) Dal punto suddetto di tramontana,
nominato il fondaco del Barone, principia una linea di
abitazione con case di primo e secondo ordine, questa
linea continua sino alla venerabile chiesa ed oratorio
de’ P.P.Filippini, da cui principia una spaziosa strada
abitata in due linee di case con finestroni con
parapetti di ferro, costrutti da varie forme di
architettura. Nel corso di questa strada si frammezzano
diversi piani, sino al termine della medesima, che è al
punto opposto del mezzogiorno. Nel primo piano vi è
situato la venerabile chiesa Madre che è un vasto tempio
nuovamente costrutto, e non ancora perfezionato, e per
questa causa, le funzioni chiesastiche si adempiscono in
una chiesa situata innanzi al suddetto nuovo edificio,
che dicesi doveva andare a terra compito che sarà il
cennato vasto tempio, come altresì una grande casa di
Regio patronato, addetta all’esigenza dei censi,
donativo e strasatto della Real Contea di Mascali; nel
mezzo di questa casa si osserva una antica torre, la cui
natura delle fabbriche mi fecero stabilire essere
struttura gotica. Indi siegue una piazza in cui vi sono
le botteghe delli macelli e di venditori di
commestibili, finisce infine la suddetta spaziosa
strada, in comunicazione sempre d’abitazioni, toccando
il sopradetto punto opposto di mezzogiorno della cennata
strada consolare. (...) In mezzo alla suddetta spaziosa
strada da parte di oriente e quasi contigua su detto
piano della suddetta venerabile Chiesa Madre si presenta
un lungo stradone in retta linea largo palmi 43 al di
cui puntone destro si scende al Riposto, vi è la casa
grande dove funziona il Magistrato, si congrega per
affari pubblici e si riunisce il Consiglio Civico.
Questo stradone in linea retta conduce al quartiere del
Riposto. In principio dello stesso si vede iniziata una
piazza di figura ottangona, tuttora però imperfetta.
Continua il suddetto stradone sempre formato in due
linee di continue abitazioni con case di antichi e
recenti edifizi per l’estensione di canne 110 e palmi 6.
Dal punto della suddetta Camera di conversazione e
fondaco così detto di S.Gaetano si vede una croce di
strade, quasi retta di minore lunghezza che a sinistra
conduce al venerabile convento dei R.R.P.P. Agostiniani
scalzi, sotto titolo di S.Nicolò, abitata in due linee
opposte di continue abitazioni che a destra, da parte di
oriente va a unirsi alle riferite case del suddetto
stradone che conduce al Riposto. Dal punto dell’Oratorio
di S. Filippo abbassa ad oriente una altra strada tutta
abitata in cui è situato il magazzino del peculio e del
puntone dello stesso si vede una larga retta strada a
mezzogiorno parallela alla suddetta strada principale ed
ugualmente abitata, nelle due sue linee, con case; come
del pari vi sono non poche altre strade secondarie tutte
abitate alla parte dell’oriente e dell’occidente che
intersicano in vari punti la suddetta principale
spaziosa Strada. In mezzo alla suddetta piazza della
Bocceria vi passa uno sbucco d’acqua, che in tempo di
pioggia viene da parte di occidente dalla parte della
Macchia che poi intersica il suddetto stradone dello
Riposto e si perde nelle terre collaterali, come del
pari un piccolo sbocco d’acqua infine del suddetto punto
di mezzogiorno che dalla campagna vicina si introduce
nella vecchia strada che porta al Riposto. (…) L'assiduo
passaggio nelle Giarre richiama un commercio attivo con
vari luoghi e città del regno, per la fabbrica della
pasta, per la vendita dei grani, acciaro, rame, canapa,
vini, lini e generi simili che si commerciano nelle
Giarre e in cui vengono a provvedersi le città e comuni
delle vicine campagne”. La relazione dell’architetto
Russo accenna anche alle attività commerciali presenti a
Giarre nel 1815: "quattro botteghe di sorbettiere, un
caffè, una camera di conversazione, tre orefici ed
argentieri, due botteghe di droghe e generi coloniali,
quattro botteghe di panni e telerie, una bottega di
drapperie, varie di coriame, varie di rame, diverse di
ferro, molte di lana lavorata e simili, una fabbrica di
cappelli, circa 24 fabbricatori di pasta. Vi sono
diversi opifici di tintore, vi sono vari fabbricatori
armieri di prima opera, tre fabbriche di sapone, una di
calzette di seta, diverse di rosoli, spiriti di vino ed
acquaviti, vi esistono ancora due aromatorie. Vi sono
botteghe di falegname, caseggiatori di opera bianca,
tornatori, intagliatori e altri simili. Vi sono ancora
quattro grandi alberghi, due grandi locande ed una
piccola, due trattorie".
♦
Nella stessa relazione troviamo la descrizione
dell’abitato di Mascali, la cui topografia, che
rispecchia l’impianto medievale della città, è più
complessa rispetto a quella lineare di Giarre sebbene il
vecchio capoluogo sia più povero, in termini d’industrie
e di commerci, rispetto al nuovo Comune: “Mascali è
situato in un colle, nella parte settentrionale di quel
territorio, è vicino alle lave dell’Etna, così dette di
Scorciavacca, è distante dal mare in linea orizzontale
canne mille seicento quarantadue, si rende accessibile
per varie strade, sempre a salire, ma la principale è
quella di tre Molini, questa strada principia dal punto
di passaggio dell’acqua, ove la sboccatura del vallone,
nominato dell’Olivella, attacca con altre strade, e
continuando sempre a salire incontra tre molini,
nominati il Primo, il Nuovo e di S.Giorgio. Dalli
confini di quest’ultimo molino, alla distanza di canne
28 principiano in una situazione scoscesa ed alpestre,
alcune case umili di Mascali, innanzi le cui porte,
passa il corso aperto delle acque, destinate alli
suddeti molini. La medesima strada da parte di oriente,
conduce ad una vecchia torre, che rappresenta l’antico
carcere di quel Comune. Questa torre, con altre simili,
di cui se ne osservano le vestigia, le quali, come
rilevasi dalla natura delle fabbriche, mi fecero
stabilire, essere costrutta gotica. Innanzi alla
suddetta torre esiste una beveratura, e serve di cammino
alla acque cennate. La suddetta strada si diverte a
destra, ed a sinistra, va a ritrovare la strada, che
viene da mezzogiorno, da parte della Macchia ed indi per
un’altra strada conduce al Molino di Manganelli; a
destra scende nel letto del Lavinaro, nominato il
Cocozzaro, e va a unirsi ad una piccola piazzetta,
innanzi la chiesa vecchia [Santa Maria degli Angeli,
n.d.a], chiamata così, per essere un edificio antico,
e rovinoso, e per ciò senza culto, ed abbandonata. Su un
cantone di questa piazzetta, v’è situata una casa con
secondo piano, che ha di sotto una bottega di lordo, ed
indi la camera cosiddetta della Conversazione. Dal lato
opposto di questa strada principia la linea d’archi di
fabbrica vuoti, che gira il piano della venerabile
chiesa Madre. Da parte di mezzogiorno, l’istessa linea
d’archi, sita per metà del predetto piano. Da parte
d’oriente, ed in fondo alla suddetta veneranda chiesa
Madre, edificio grande, ove si adempiscono tutte le
funzioni chiesastiche. Dal piano suddetto della parte
superiore, scende un’altra linea di detti archi, come
altresì da detta inferiore, ove sono tre botteghe che
vanno ad unirsi al fondo d’un vallone più spazioso,
nominato vallone di Mascali. Il confine di detto
vallone, da parte di tramontana, tocca un piccolo spazio
di terra, in figura quasi triangolare, nel di cui fondo,
è situata la venerabile chiesa delle Anime Purganti, nel
suddetto spazio di terra triangolare, da parte di
orienete, v’è pure situata un’altra linea delli predetti
archi, e nella uguale guisa, da parte dell’occidente,
con una bottega. Dal suddetto spazio di terra
triangolare cominciano due strade, una d’occidente
denominata del Ponte, e l’altra d’oriente, che poi si
volge a tramontana. Nella prima in un cammino scosceso e
più adagiato, vi sono situate due brevi linee opposte di
fabbriche umili tra le quali due sono con il secondo
piano, sebbene senza finestroni e mezzani. Sul fine di
dette strade esiste un ponte grande sulla superfice del
suddetto vallone, che fa comunicare, in tempo di piena
di acque piovane, la gente che abita dall’uno e
dall’altro lato del paese; la seconda strada ad oriente,
che parte dal predetto spazio triangolare, porta alla
chiesa di S.Antonio di Padova, e ad un luogo campestre,
ove è un altare a forma di macchinetta, in cui v’è
l’effige di SS. Maria della Grazia. In linea sempre
irregolare di diverse forme, si vedono nel suo corso
varie situazioni di case umili, tra le quali due
botteghe di commestibili, il forno ed un macello. Dalla
suddetta chiesa di S.Antonio, partono due brevi strade,
in cui vi sono poche abitazioni, ed una vecchia casa,
con balcone e parapetto di legno, l’altra ad oriente
tutta alpestre e scoscesa, che viene ad unirsi con
quella del suddetto Ponte. Dirimpetto alla sopradetta
Camera della Conversazione parte un’altra strada ad
occidente, passando dietro la sacristia della suddetta
venerabile chiesa Madre, ove sono situati li Mangani
addetti allo sviluppo dei bachi da seta, e per questo si
nomina questa contrada di Manganelli. Tornando poi da
parte di occidente va ad unirsi senza abitazioni,
chiudendo con la suddetta strada del Ponte. Dal suddetto
piano della Matrice chiesa, ad oriente, parte un’altra
strada, che conduce alla venerabile Chiesa Vecchia, in
cui nel corso irregolare di poche case umili, si vede un
magazzino addetto alla conservazione dei grani. Vicino
il piano della suddetta chiesa Madre ci sono tre
botteghe di merci”.
♦
Anche un passo del Recupero fornisce una interessante
descrizione dell’abitato di Mascali: “Pria d’entrarsi
nella città di Mascali per la strada della suddetta
tenuta di Rizzari, bisogna attraversare un vallone posto
al fianco occidentale della città (…). Tutta la città di
Mascali oggi ridotta molto povera di forze e di
popolazione per il malgoverno dei ministri, esistendo
ancora gli scheletri delle sue antiche torri”.
♦
La chiesa madre di Giarre acquista la sua autonomia da
quella mascalese e viene dichiarata sede arcipretale: ha
otto chiese filiali tutte site nel nuovo Comune
(Riposto, Torre, Macchia, S.Giovanni, S.Alfio, Milo,
Dagala e S.Leonardello). A Riposto viene costruita la
cappella della Badia.
♦
L’8 ottobre Riposto presenta una petizione al Sovrano
per ottenere l’autonomia di Giarre.
1816: L’8 ottobre, dopo un anno di attesa, i
ripostesi inoltrano al Re una nuova petizione per
l’autonomia da Giarre. Il 20 dicembre viene presentata
la terza petizione.
1817:
Una consultazione popolare tra i capifamiglia delle
frazioni del comune di Giarre si esprime negativamente
in merito all’autonomia ripostese.
1818:
Il 20 febbraio un violento terremoto colpisce Giarre; tra
gli altri giornali, il Gentleman's Magazine di Londra
riferisce delle scosse raccontando che, nelle due notti
successive, la popolazione è rimasta nelle strade,
dormendo in rifugi temporanei ("Giarre is like an
indian town"): “L’estratto di una lettera di un
gentleman, datata Mascali, vicino il monte Etna, 22
febbraio 1818 – riferisce <<Sarete indubbiamente ansiosi
di sentirmi su questi eventi disastrosi. Questo posto e
Giarre non hanno subito gli ultimi danni; ma tutto
attorno a noi è uno scenario angosciante. (…) La prima
scossa è stata di venerdì, alle sette e mezza
pomeridiane, la più violenta; il suo movimento era
perpendicolare: a mezzanotte una seconda; attorno alle
cinque della mattina una terza. Questa mattina attorno
alle quattro un’altra; alle cinque e mezza una seconda;
e a mezzogiorno una terza, ma lieve. In queste due
notti, qui e a Giarre, la popolazione è rimasta per le
strade, in rifugi temporanei e dentro le botti con la
sola testa fuori. Giarre sembra un villaggio indiano>>”.
A causa della difficoltà di comunicazione con i centri
colpiti dal sisma, l’Intendenza di Catania nomina una
commissione per accertare le perdite subite tra la
popolazione. Una violenta mareggiata, conseguenza del
terremoto, danneggia la marineria ripostese.
♦
I danni causati dal terremoto accelerano l’apertura al
culto della nuova chiesa di Giarre: “L’orribile
tremuoto poi del 20 febbraio scorso, accrescendo le
rovine di detta chiesa, ha affrettato l’apertura del
suddetto novello tempio (…) essendosi rovinato nei
passati giorni un muro della chiesa di S.Agata ne è nato
l’inconveniente di respirare nella stessa un aere
malsano per li vapori esalanti dai sepolcri” (dal
Concordato fra il beneficiale, i deputati della chiesa
di S.Isidoro ed il magistrato municipale per l’apertura
della nuova chiesa madre di Giarre). L’inaugurazione del
nuovo tempio avviene il 20 dicembre: la chiesa è lunga
83 metri e larga 26, la sua cupola ha un diametro di 7
metri ed un'altezza di ben 35 metri.
♦
Il giorno di Natale viene aperta al culto, ancora
incompleta, anche la nuova chiesa di Riposto.
♦
Dopo oltre 30 anni di controversie legali con i
proprietari terrieri espropriati, viene ultimata la Via
Nuova, la strada che collega Giarre a Riposto. E'
ufficialmente denominata strada Ferdinandea in onore del
sovrano; sarà poi chiamata via Archimede (Giarre), via
Vittorio Emanuele (Riposto), corso Impero (1939) ed
infine corso Italia (1945). Il costo complessivo della
nuova arteria ammonta alla considerevole somma di 2.385
onze.
♦
Dopo la riforma del 1817, si insidia il primo
Decurionato di Giarre: è composto da sei Decurioni,
rappresentanti civici con una rendita minima; assisterà
la Giunta a sua volta composta dal sindaco e da due
assessori scelti dalla lista degli eligibili,
rinnovata ogni tre anni. Nei quartieri sono attivi gli
eletti particolari che svolgono la funzione di
ufficiali dello stato civile. Per il funzionamento del
Municipio, l’Intendenza del val di Catania approva la
prima lista degli eligibili di Giarre: si tratta
di un elenco di cittadini, con un reddito superiore ad
un minino stabilito per legge, che mirano a ricoprire
cariche pubbliche ed amministrative. Secondo la lista,
la classe dei notabili giarresi che gestiranno la vita
politico-amministrativa del Comune è composta da 18
artigiani, 12 negozianti, 97 possidenti, 66
professionisti liberali, 30 trafficanti, 1 nobile e 4
orafi.
1819:
Sebastiano Patanè Strano è il primo sindaco della città
mentre Paolo Patanè Vecchio è nominato nuovo
amministratore della Contea. La prima sede degli uffici
municipali è il palazzo Macherione, sito tra la via
Callipoli e la via Ferdinandea.
♦
Viene demolita la vecchia chiesa di S.Agata, pericolante
in seguito ai danni riportati dopo il terremoto del
1818; i giarresi chiedono di ricostruirla "in altro
luogo di questa città" a spese della collettività.
♦
Viene nominata la commissione incaricata della divisione
del territorio della Contea in due Comuni: concluderà i
lavori solo nel dicembre del 1823 a causa delle
rimostranze di Mascali che vorrebbe mantenere il
controllo sui vigneti di S.Alfio e S.Giovanni. ♦
La Legge del 16.06.1819 promuove Giarre capo
circondario, Mascali viene definitivamente scalzata
nella gerarchia della vecchia Contea.
1820:
Il secondo sindaco di Giarre è Sebastiano Barbagallo.
♦
Viene fondata a Riposto una scuola nautica, la seconda
in Sicilia, dopo quella di Palermo, una delle prime in
Italia. Sulla "Relazione sopra gli Istituti Tecnici"
redatta dal Ministero dell'Agricoltura, industria e
commercio nel 1862, leggiamo che il 28.07.1819 padroni e
capitani marittimi ripostesi stipularono un pubblico
contratto presso il notaio Pappalardo "in cui
convengono di sottoporre i legni di qualsiasi
provenienza che là venissero a caricare, alla tassa di
tarì 2 se fossero della portata di 10 tonnellate
(...) e che il provento di questa tassa dovesse
servire al mantenimento di una scuola nautica. (...)
Le dottrine insegnate sono la geometria piana,
l'aritmetica, la trigonometria piana, la sfera,
l'astronomia nautica e la navigazione". Sulla
medesima pubblicazione si legge anche che, nel 1819, la
flotta ripostese, nel 1819, ammonta a 129 bastimenti
mercantili della portata complessiva di 5.711
tonnellate.
♦
Nella chiesa ripostese dedicata alla Madonna della
Lettera viene collocato un quadro raffigurante S.Emidio
Martire, Vescovo di Ascoli Piceno e protettore dai
terremoti. Il dipinto contiene una raffigurazione degli
abitati di Giarre e Riposto uniti dalla via Ferdinandea;
a Giarre spiccano la cupola del Duomo e la chiesa
dell'Oratorio, mentre a Riposto la chiesa della Madonna
della Lettera è preceduta da una lunga serie di
magazzini disposti orizzontalmente lungo il litorale. Vi
è poi la grande torre di difesa alla quale, dopo il
plebiscito del 1860, sarà aggiunta una bandiera
tricolore.
♦
Nella sede del Decurionato di Giarre, come negli altri
comuni dell’isola, viene istituito il servizio dello
stato civile: si occuperà della registrazione delle
nascite e dei decessi.
♦
E’ attiva in città una Officina postale.
1821:
Il ripostese Sebastiano Fiamingo viene nominato sindaco
di Giarre. L'evento dimostra la forza politica del
quartiere di Riposto che comincerà presto a reclamare la
propria autonomia. Nel corso dell'anno viene pubblicata
dai ripostesi una memoria favorevole alla divisione del
comune di Giarre in due entità autonome garantendo che
in esso possono sicuramente rinvenirsi le “colte
persone, idonee a coprire a turno le cariche pubbliche”.
♦
Nel borgo di S.Giovanni viene costruita la chiesa del
Santissimo Ritrovato.
♦
Il Comune di Giarre stanzia 3.542 ducati e 39 grani per
il completamento del Duomo.
♦
Eseguiti dei lavori per mettere in sicurezza la palude
di Fondachello: viene abbattuto il boschetto di pioppi
che circondava lo stagno ed aperto un canale per
congiungerlo al mare evitando, così, il ristagnare delle
acque malsane.
♦
Alessio Fasulo (Napoli 1760-1831), agente rivoluzionario
ed esponente carbonaro presente a Messina per sostenere
la rivolta del generale Giuseppe Rossarol, ripara a
Giarre presso il barone Bentivegna. Denunciato da un
confidente sarà arrestato dalla polizia borbonica (Di
Castiglione).
1822:
Per fronteggiare le prime pulsioni autonomiste,
l'Intendente del val di Catania, il Barone di
Mandrascate, allo scopo di trasformare i centri di
Giarre e Riposto in un unico abitato, con un proprio
decreto dispone che "Giarre Riposto verranno
considerate un sol comune e porterà il titolo di comune
di Giarre e Riposto. La municipalità eserciterà le sue
funzioni amministrative alternativamente, cioè un anno
nella casa comunale di Giarre e un anno in quella di
Riposto". Chiunque voglia costruire edifici lungo la
via che collega Giarre a Riposto avrà un rimborso del
50% delle spese per l'acquisto del terreno con l'obbligo
di cominciare il primo piano entro un anno e finirlo
entro due mesi ed entro quattro anni il secondo piano ed
inoltre "saranno acquistati dalla Comune (...) le
terre e le case (...) allo oggetto di costruirvi l'unica
casa comunale, il carcere, l'ospedale, il collegio e
l'unica Chiesa madre". Il piano rimarrà inattuato.
♦
Nella frazione di S.Giovanni viene aperto, con il
contributo del filantropo Pietro Previtera Grasso, il
primo ospedale della città; intitolato a San Pietro
Martire, può ospitare sino a quattro ammalati.