Dal libro "La Leggenda dell'A.C. Riposto 1948"
La giovane mezz’ala
destra Claudio Dumani, triestino, classe 1929, cresciuto nell’Amatori
Ponziana dove ha esordito nella massima divisione jugoslava nel corso
della stagione 1948, giocando contro Partizan, Hajduk, Stella Rossa,
Sarajevo. Qui ha modo di confrontarsi con i migliori talenti del calcio
jugoslavo che danno vita ad una delle più brillanti scuole emergenti nel
contesto europeo, assieme a quelle scandinave. Tra gli altri, affronta i
nazionali Vujadin Boskov (512 presenze con la Vojvodina e futuro
allenatore della Sampdoria scudettata di Vialli e Mancini), Ratko Mitic
(condottiero della Jugoslavia sconfita nella doppia finale di Roma agli
europei del ’68), Bernard Vukas (prolifico centravanti che finirà la
carriera nel Bologna), Bora Kostić (bomber di classe, poi acquistato dal
LaneRossi Vicenza), Franjo Wölf (faro offensivo della Dinamo Zagabria),
Frane Matošić (stella dell’Hajduk).
Ritornando alla
carriera sportiva del nuovo leader ripostese – sostituirà capitan
Salines – dobbiamo annotare che nel ’50 segue Giorgi a Lubiana e nel
1950-51 viene preso in prestito dal Torino e girato alla Carrarese,
succursale granata in C. Il Torino avrebbe voluto riscattarlo, ma non
trovando un accordo economico – la Ponziana pretendeva per il cartellino
4 milioni, mentre il Torino ne offriva 3 –, Dumani è stato prestato all’Edera-Dreher
di Trieste allenata dal suo mentore, dove ha disputato l’ultima parte
della stagione. Convinto da Giorgi, ha accettato una destinazione
all’apparenza meno prestigiosa come Riposto (che lo ha preso in prestito
con diritto di riscatto per una cifra prestabilita, ma rimasta segreta)
per seguire il tecnico e per tentare di mettersi in mostra in vista di
un eventuale passaggio in qualche società siciliana delle serie
superiori. Ed, infatti, qualche anno dopo lo ritroveremo all’Acireale.
Il suo cartellino vale,
quindi, quattro milioni – somma che comunque il Riposto non sborsa –
cioè circa 60.000 euro del 2006, cifra ben lontana da quella pagata da
lì a poco da Achille Lauro per portare a Napoli quell’Hasse Jeppson di
cui dicevamo prima – 105 milioni che ben presto gli valsero il
soprannome di Banco di Napoli –, ma pur sempre un valore considerevole
per il ripostese medio dato che un bracciante agricolo guadagna 60.000
lire in un anno di duro lavoro, un’Alfa Romeo 2500 Freccia d’Argento
costa 800.000 lire, tre giorni al Sestriere 8.300, un soprabito per
signora in una boutique di Milano 3.700, un testo universitario 500, un
giornale 25.
E questa cifra si
dimostra ancor più lontana dal quattrino abitualmente guadagnato e speso
dall’uomo comune sapendo che quasi dieci anni dopo Gipo Viani riuscì a
strappare all’Alessandria una giovane mezz’ala che, per il costo del suo
cartellino, verrà eternamente chiamata golden boy. La mezz’ala in
questione era Gianni Rivera ed il costo dell’operazione 10 milioni.