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Storia di Giarre e della Contea di Mascali

 

Surgiri in gran città vidu li Giarri

     
   

“Un clima dulci, un’aria sana, un locu pianu ed apricu, e sparsu d’una vaga ridenti amenità. Fecundu in tuttu e di tuttu abbundanti, alletta e invita li commundi a gudiri di la vita. Ci trova ogni abitanti la sua felicità. Lu furasteri la stissa umanità; tratti d’amici, cultura, e gintilizza, un facultusu populu numerusu, ricchi genti ginirusi e putenti, una citati ccu tempii, alti edifizi e belli strati, fundachi, alberghi, e casi in quantitati. Ma supra tuttu, e la cchiù cosa rara, genti amica, civili, e non avara. Surgiri in gran città vidu li Giarri sta criscenti città, sedi e rizzettu di tanti omini digni”.

Domenico Tempio, 1813

 

     

1680: Il Vescovo Bonadies concede ai fittavoli del quartiere delle Giarre 10 tumuli di terra per la costruzione di una cappella annessa al palazzo del feudatario che sorgeva ove oggi si trova la piazza del Duomo. Realizzata grazie alle oblazioni dei fedeli, come testimoniato dall'iscrizione posta sull'architrave della porta d'ingresso “Obulus populi construxit me”, viene dedicata al culto di S.Agata. Il primo rettore è don Erasmo Sciacca. Il Tribunale del Real Patrimonio delibera una nuova revoca delle concessioni operate dai vescovi catanesi sulle terre del feudo di Mascali; il Vescovo Bonadies si appella, allora,  al Supremo Consiglio d'Italia, organo giuridico del re di Spagna per le province italiane, chiedendo una regia ispezione di controllo sull'operato della curia. La visita sarà effettuata dal Vescovo di Siracusa monsignor Fortezza che affermerà, nella sua relazione, che il Vescovo di Catania è "dominus temporalis absolutus" delle sue terre delle quali può disporre senza l'assenso regio.

1681: Secondo la relazione della deputazione del Regno, la Contea è abitata da 998 persone.

1682: Una eruzione dell'Etna si arresta a poca distanza da Macchia. Placido Spadafora, nella sua nomenclatura dei luoghi siciliani, definisce Mascali “castello piccolo e pianura in Sicilia”.

1686: Il Vescovo di Siracusa conclude la visita regia della Contea promulgando un bando con il quale vieta ulteriori concessioni enfiteutiche; tuttavia i vescovi di Catania continueranno ugualmente a concedere le terre di Mascali, specialmente dopo il terremoto del 1693 e l'eruzione del 1699, giacché la mensa vescovile avrà bisogno di nuove entrate per la ricostruzione. Il 24 maggio, alle 10 della sera, inizia una nuova eruzione dell’Etna; il magma, dopo aver distrutto diversi ettari di coltivazioni, “arresta la sua corsa in una ampia valle vicino al castello di Mascali” (Encyclopaedia Britannica).

1687: La carestia che colpisce diverse nazioni europee miete delle vittime anche nei borghi di Mascali. Il napoletano Francesco Antonio Carafa è il nuovo Vescovo di Catania.

1689: Un terremoto colpisce Macchia. Il 14 marzo, da una nuova bocca eruttiva sotto la valle del Bove, fuoriesce una colata che lambisce Fondo Macchia; Giuseppe Recupero racconta che "Non era ancora scorso un anno quando sull'hore 18 del giorno 14 marzo dell'anno 1689 il Monte aprì una voragine due miglia sotto la sua antica bocca nell'istessa contrada del Bue; e le fiamme da quella uscite tirarono verso Mascali per lo spazio di circa 10 miglia, disertando tenute, vigne con parte dei boschi di Catania e di Mascali; e maggiori sarebbero stati li danni, se non che arrivate in quella contrada del Bosco di Mascali, che dicono la Macchia, un gran vallone fè argine al torrente infocato".

1690 circa: Viene costruita la chiesa di S.Matteo lungo la via consolare nei pressi di Giarre. Il vescovo-conte introduce il contratto di gabella, una locazione triennale dell'intero fondo ad un solo fittavolo dietro corresponsione di un canone anticipato: il nuovo strumento giuridico ha lo scopo di evitare le difficili operazioni del calcolo e della riscossione delle singole decime.

1693: Andrea Riggio è il nuovo vescovo-conte di Mascali, rimarrà in carica sino al 1717. Il violento terremoto (XI Mercalli), che l'11 gennaio colpisce il Val di Noto, danneggia seriamente anche Mascali dove, sui 1300 abitanti, si contano 15 morti mentre le abitazioni distrutte sono 125. Contrariamente a quanto accade in altre città, quali Catania, dove i morti sono 16.000, o Acireale e Trecastagni, dove sono oltre 1.000, le cronache dell'evento (Boccone, Auria e altri) testimoniano come il casale abbia avuto poche vittime perché, al momento della scossa più forte, la popolazione era impegnata in una processione religiosa: “Mascali rovinò tutta, né vi morirono, se non pochi, ritrovandosi fuor l’habitato quasi tutti conducendo processionalmente le reliquie di S.Leonardo, lor protettore”. Il bilancio dei danni materiali è, comunque, elevatissimo: “Di Mascali rovinarono due terze parti” (Auria) e “l’anime in tempo del terremoto n. 1300, e n.300 case. Sono rimaste danneggiate 140, senza danno n.35, il rimanente tutta dissolata” (Boccone) e ancora: “Mascali, città vicina al Mongibello, d’anime 1300, distrutta in due terze parti delle fabbriche, conta la perdita di solo quindici persone” (Juan de San Bernardo). Alcune cronache riferiscono anche di un’onda sismica rovesciatasi sul litorale: “nella spiaggia di Mascari l’inondazione del riflusso delle acque nell’atto del terremoto della Domenica s’inoltrò fino ad un miglio dentro terra” (Boccone). L'evento sismico determina lo spostamento più a valle della strada consolare Valeria: il nuovo tracciato passerà dal centro di Giarre trasformando il piccolo villaggio nel grande emporio della Contea e in stazione di transito tra Catania e Messina. I mascalesi vorrebbero ricostruire la città più a valle ma la presenza del terreno argilloso e i miasmi emanati dalla palude del Fondachello fanno propendere per la ricostruzione in situ: questa scelta segnerà il declino del vecchio capoluogo. Un’altra conseguenza del sisma è la formazione, nei pressi della palude del Fondachello, di un cono argilloso di 3,6 metri di altezza. Ricomparirà nel 1795, anno in cui comincerà ad eruttare materiale sino al 1832, per poi sprofondare definitivamente il 3 aprile 1847. Al riguardo, Silvio Boccone racconta che nella spiaggia di Mascari, due tiri di sasso distante dal mare, e venti passi dal Lago di Mascari, atteso che nel punto del Terremoto delli 11 gennaro apparve una gran sorgente d’acqua, che pingeva in aria i suoi spilloni 16 braccia, e seco vomitava creta di color bianchiccio, arena, e terra di odor di zolfo, e a misura, che ella andava seccando s’induriva: al presente quella si fatta apertura si conserva, vomitando di tempo in tempo acqua, e creta, ma non getta in alto spilloni, come faceva nel principio”.

1697: Il botanico palermitano Silvio Boccone, nella sua opera “Museo di Fisica”, indica la palude di Fondachello come il “lago di Mascali” e sostiene che vi si coltivi anche il riso per l’abbondante disponibilità d’acqua.

1698: Il primo beneficiale della chiesa di S.Agata sotto il titolo di S.Isidoro è don Giuseppe Abate da Taormina. Il Vescovo di Catania assegna alla nuova chiesa una rendita di 16 onze annue per il suo mantenimento.

1699: Il due giugno il Vescovo di Messina, mons. Migliaccio, su richiesta degli abitanti di Giarre, dichiara sacramentale la chiesa di S.Agata e di S.Isidoro con diritto di avere un cappellano proprio: “ordiniamo che la detta chiesa di S.Agata sotto il titolo di S.Isidoro nella contrada delle Giarre, territorio di cotesta terra di Mascali, sii sagramentale (…). Gran pregiudizio sia stato per il passato il non essere la detta chiesa sagramentale poiché per essere quel luogo copioso di abitanti e la terra di Mascali lontana due miglia e nel tempo d’inverno si attraversa il fiume, molti fedeli hanno morto senza sagramento”. Il nuovo tempio custodirà l'eucarestia e l'olio santo per le unzioni. Si celebrano anche i primi battesimi: il 21.12.1699 il primo bambino a ricevere il sacramento a Giarre è Tommaso Giuseppe Isidoro Licresti figlio di Francesco e Nunzia Licresti, il padrino è Giuseppe Grasso, la levatrice Maria Di Tommaso.

1700: Il nuovo tracciato della strada consolare che prima passava più ad ovest (S.Leonardello, S.Matteo, Macchia, Tagliaborse e Mascali) attraversa Giarre. Viene così costruita la Regia Trazzera de li Giarri, che assumerà in seguito il nome della regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena (1752-1814), moglie del re Ferdinando IV. La nuova arteria, con il passare degli anni, contribuirà a rendere il quartiere delle Giarre Caput omnium quartierorum. Nel territorio di Macchia si trova, invece, la via del Bosco che attraversa il bosco dell Cerrita: ai margini della strada, sugli argini del torrente Macchia, sorge un primo gruppo di abitazioni e di attività commerciali destinate al transito dei viandanti. Nel “Trattato dei boschi dell’Etna”, Salvatore Scuderi scrive che, all’inizio del XVIII secolo, “le campagne di Mascali non altro alimentavano che boschi impenetrabili, laddove oggidì [il 1828], sgombre al tutto di boschi, son poste soltanto ad alberi da frutto, o spezialmente a vigneti. Il bosco di Aci occupava un tempo un terzo circa di tutta quella estensione di paese che dalla base orientale dell’Etna dilungasi sino al mare: ma al presente non rimangono di esso che pochissimi vestigi presso il lido”. In questo periodo, infatti, si fa più radicale il disboscamento del territorio della Contea di Mascali come leggiamo in Giuseppe Recupero: "sino al principio del corrente secolo decimottavo tutta questa gran costa e parte della pianura erano un folto impenetrabile bosco, ovile di lupi e di ladroni o al più non eravi che qualche mandria (...) ed appena un pezzo di campagna, e de’ terreni convicini si coltivano dalla gente di Mascali. Sicché, nel corso di cinquant'anni si è reso colto e fruttifero un terreno imboschito e alpestre". Gli agostiniani scalzi, provenienti da Valverde, fondano una loro comunità a Giarre mentre i frati cappuccini, provenienti da Acireale, si stabiliscono ad "Altarello a quattro facci", piccolo borgo vicino Giarre. La chiesa di Macchia diviene sacramentale. Dopo una forte tempesta, un enorme cetaceo viene rinvenuto dai pescatori sulla spiaggia di Mascali.

1705: Nel “Portulano del mare Mediterraneo del Gorgoglione, vengono elencati gli approdi della Contea: la Torre degli Archirafi, “il Riposto di Mascari, dove si carica vino” e la Torre di S.Anna.

1709: Il geografo Giuseppe Massa, nella sua opera “La Sicilia in Prospettiva”, descrive le strutture religiose site nella Contea: “Il Monasterio di S.Maria della Vena nelle selve sopra Mascali, denominato della Vena da un’abbondante vena d’acque, appartiene pure al Monte Etna (…) Il Priorato di S.Venera tra Mascali e Jaci la di cui prima fondatione resta coverta sotto le tenebre dell’antichità. (…) Il priorato di S.Andrea del Milo nel bosco di Mascali, eretto da Giovanni di Aragona Duca d’Atene; quello dell’Annunciata anche di Mascali”. Massa sostiene anche che a Riposto "gli antichi paesani raccontano (...) havere per tradizione che vi siano costruite anche galee"; la zona in questione è Arzanà, forse l'odierna S.Anna. La presenza di attività cantieristiche sul litorale della Contea è confermata anche da un portolano stampato nell’anno: “Prendesi da quella Torre [degli Archirafi] il cammino verso occidente per due miglia di spiaggia scoverta ed arenola per la quale scorrono varii rivoletti, facendo foce nel mare, e sono il fonte della Galea, scarso d’acqua, il ruscelletto di S.Giovanni: e dopo la quarta parte di un miglio, quello del Iunco, e qui si vedono le rovine di un antichissimo tempio hoggi appellato l’anticaglia di S.Giovanni. Inoltrandosi più in là altri mille passi si vede il seno, nominato Tarzanà, voce corrotta di Arzanà e dicesi così per essere luogo dove si fabbricano navilj, anzi gli antichi paesani raccontano a Camilliano, il quale lo narra, havere per tradizione, che qui vi siano costrutte anche galee. Susseguentemente corre la spiaggia, o marina di Mascali, piena di rena, e scoverta, che riceve il nome della vicina città di Mascali, la quale le sta a cavaliere”.

1710: Viene ricostruita la chiesa della Sacra Lettera di Riposto. L'evento testimonia la presenza di una folta comunità messinese nel casale, giacché una leggenda giustifica la presenza del culto della Lettera a causa del naufragio di un bastimento messinese dinanzi il litorale di Riposto: l'icona della Madonna trasportata sulla nave venne miracolosamente ritrovata intatta sulla spiaggia dove sarebbe stata costruita la chiesa. L’atto redatto dal notaio Sebastiano Gullì di Acireale per la fondazione della chiesa la colloca nella contrada “dello Riposto vecchio”, volendo così segnalare la recente espansione del borgo.

1714: Nella Contea vivono 3.537 persone mentre gli edifici sono 853. In 20 anni la popolazione e le abitazioni presenti a Mascali sono raddoppiate. Viene dedicata a S.Leonardo Abate la nuova chiesa arcipretale di Mascali che sostituisce la vecchia Santa Maria degli Angeli, già esistente nel XIV secolo e probabilmente lesionata in seguito al terremoto del 1693. Si apre a Macchia una profonda fenditura nel terreno; al riguardo Giuseppe Recupero racconta che "nella contrada della Macchia, territorio di Mascali, (...) si aprì una profondissima spaccatura, dalla quale esalò un grave puzzore".

1715: Il 9 agosto viene costituita la Fratellanza del Santissimo Sacramento: è la confraternita più antica di Giarre.

1717: Il nuovo beneficiale della chiesa di S.Agata è don Paolo Monteleone. L’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento ottiene l’autorizzazione per seppellire i propri defunti nelle cripte della chiesa.

1718: Nel dizionario geografico dei francesi Moreri e Bayle, Mascali viene registrata, come nei tempi antichi, sotto il nome di Mascari: “Mascari, villaggio della valle del Demone in Sicilia. E’ ai piedi del monte Gibel, a quattro leghe da Catania”.

1719: Francesco Sidoti è il nuovo Vescovo di Catania.

1720: Una carta geografica dell’austriaco Samuel Von Schmettau raffigura anche Mascali ed i suoi borghi: oltre al capoluogo della Contea, si individuano Annunciata, la marina del Riposto, S.Anna, Giarri e Dagala

1721: Il gesuita spagnolo Juan Alvaro Cienfuegos Villazon è nominato Vescovo di Catania, assumendo, di conseguenza, il titolo di conte di Mascali; rimarrà in carica sino al 1725.

1725: Il pittore Giovanni Tuccari di Castiglione (1657-1734) realizza un quadro che raffigura la madonna della Mercede; nel dipinto si nota una rappresentazione dell’abitato di Giarre con la casa della Contea e la chiesa di S.Agata. Il 23 febbraio inizia la costruzione della chiesa di S.Giovanni Battista nell'omonimo borgo della Contea; sarà completata nel 1747.

1726: In luglio Alessandro Burgos, frate conventuale messinese e professore di storia ecclesiastica all’Università di Padova, viene nominato Vescovo di Catania. Partito dal Veneto per ricoprire la carica, dopo una sosta a Messina per ricevere gli onori della città, prosegue con due legni per Catania, ma “presso Taormina una fiera tempesta sparse su di essi gli orrori del naufragio; chiusa ogni altra strada di salvezza fu dato libero il corso, e sbalzati vennero sulle spiaggie di Mascali. Debole di sua natura e poco sano, il Vescovo mancando di forze si vide quasi oppresso dai mali di quel disastro. In una sedia coverta alcuni pietosi marinai lo portarono sulle spalle sino a Catania” dove morirà pochi giorni dopo.

1727: Il certosino spagnolo Riamundo Rubì è il nuovo vescovo-conte di Mascali.

1729: Pietro Galletti di San Cataldo è il nuovo vescovo-conte di Mascali; terrà la sede sino al 1757.

1730: A Milo viene ripristinata la chiesa di S.Andrea.

1735: Una colata lavica minaccia Mascali.

1737: La popolazione di Mascali ammonta a 2930 persone.

1739: Don Vincenzo Mario è il nuovo beneficiale della chiesa di S.Agata.

1741:  Giovanni Natoli Ruffo, Principe di Sperlinga, viene nominato Duca D'Archirafi, borgo sito poco più a sud dell'abitato di Riposto. Preso possesso di Torre, fa costruire la chiesa ed il palazzo nobiliare e restaura l’antica torre che, scriveva il Camilliani, “è molto commoda ed atta alle rispondenze necessarie”, cioè la difesa della costa dalle incursioni piratesche. La torre d’Archirafi verrà distrutta successivamente al 1815 probabilmente da un terremoto o dal fenomeno della subsidenza, ossia dello scivolamento del terreno verso il mare. Lo stesso Duca avvia la costruzione di una chiesa dedicata a Maria protettrice dei messinesi. A Macchia viene costituita la confraternita di Maria Santissima della Provvidenza.

1743: Il regio visitatore Gianangelo De Ciocchis compie, su incarico del sovrano Carlo III, una ispezione fiscale dei beni della Contea. La chiesa di Torre viene elevata a sacramentale. Per contrastare il diffondersi della peste, il Tribunale del Real Patrimonio impone alle città marittime “la vigilante custodia di tutta la riviera [della Sicilia] per il contumace morbo della vicina Calabria, coll’obbligo di mantenere così di notte, come di giorno dupplicate le guardie colla contribuzione delle Università mediterranee (…) per evitare quelle disgrazie de’ bastimenti procedenti da quella Provincia ancora infetta”. Ai giurati delle città interessate – Mascali ha una estensione di 8 miglia – viene imposto “di tempo in tempo impensatamente e nelle ore più incongrue [di] visitare la riviera (…) ed esaminando se in ogni mezzo miglio esiste tanto di notte, quanto di giorno la sentinella, vi accerterete del loro servigio, e della vigilanza, che usano le guardie in un materia tanto grave”.

1745: Viene costruita la chiesa delle Anime Purgati, sarà chiusa al culto negli anni ’50 del XX secolo. Il 15 agosto si costituisce l'omonima confraternita: i confrati si specializzeranno nell’imbalsamazione delle salme. Il 21 agosto il Tribunale del Real Patrimonio di Sicilia emana un decreto per la tutela dei castagni plurisecolari dei Cento Cavalli e della Nave, entrambi nel territorio di S.Alfio: è uno dei primi atti di tutela ambientale in Sicilia.

1746: Don Filippo Accetta è il nuovo beneficiale della chiesa di Giarre.

1747: Secondo la nuova numerazione generale, nella Contea di Mascali dimorano 10.755 anime.

1750: Il vescovo-conte stabilisce che, in caso di necessità per la difesa del regno, Mascali debba fornire 500 pedoni comandati da un colonnello scelto tra i senatori di Acireale.

1751:  Il Luogotenente Generale di Sicilia, Eustachio La Viefuille, ordina la costruzione di una fortezza dinanzi il molo di Riposto per proteggere la zona dalle incursioni piratesche; verrà distrutta nel 1923 per realizzare il lungomare. Le ragioni della costruzione della torre si leggiono in di Blasi: “Fu quest’anno molto funesto alla Sicilia, giacché, a parte dei terremoti, che la molestarono, era inquietata dai corsari barbareschi, che discacciati dai lidi delle Spagne battevano il Mediterraneo e i nostri mari, e recavano infiniti danni. Il nostro re, oltre di avere mandate in corso le sue galee, per dar la caccia a codesti ladri di mare, ordinò che si custodisse il litorale, e principalmente dalla costa di mezzogiorno. Il viceré fé visitare tutte le torri, risarcirle, e provvederle di cannoni. Allora fu costrutta nella spiaggia di Mascali una nuova torre, che dal nome del viceré fu detta la torre Laviefuille, e furono date altre utili provvidenze, per cui i corsari furono impediti dal fare delle scorrerie”. Dai diari del Di Marzo si evince che la torre preesistente era stata abbattuta due volte dalle mareggiate: “una nuova torre nella spiaggia di Mascali, in vece della già due volte diroccata dal mare”. L’edifiazione sulla spiaggia del Riposto è motivata dal fatto che era “quello il terreno più fruttifero del Val Demone ed una piaggia, ove ricorre farsi grossa estrazione dei generi, che il regno produce“.  Dai diari del Di Marzo si evince anche una breve descrizione della spiaggia ripostese: “osservati poco distanti molti magazzini per comodo di ripostarsi i generi da estraersi, ed una casa, dove i gabellieri ed esattori delli reali dazii risiedono per la pingue esazione di circa 14 mila scudi l'anno (..) perciò stimò essere questo il sito più opportuno per la sicurtà della nuova torre, e più adottato per garantire coll'artigliaria le convicine abitazioni e magazzini”. Nell’aprile del 1752 viene avviata la costruzione del sito: “in giorno di sabato, nel sito dove stati erano discavati i fossi per li fondamenti della torre, ritrovossi alzato dirimpetto all'oriente un tosello di velluto ponzò, trinato d'oro, sotto il quale esposti vi erano li ritratti dell'augusta regnante felice coppia, di sotto a' quali quello vedeasi del principe governante; e nel piano poi, ed alli due lati in tre file squadronati vi stavano da circa mille uomini di milizia urbana. Sotto il tosello, sopra di un tavolino coperto di damasco, era posata un'urna di marmo con dentro una lamina di vincisbech. Circa le ore dodici, la mattina, venendo il Salomone in compagnia delli giurati, officiali e capi ecclesiastici della città di Mascali, arrivato che fu al luogo, dove innalzato era il tosello, inchinati li ritratti esposti, prese l'urna di marmo, e presentatala al capo ecclesiastico di Mascali, pregollo di benedirla. Il che ritualmente fu fatto; e dopo serrata l'urna, che legata stava ad un cordone di seta ponzò, il Salomone istesso la lasciò cadere a poco a poco sino al basso fondo del fosso, cavato in centro, dove fabbricarsi dovea la torre. Gridando fra tanto tre volte ad alta voce Viva il re, e facendo segno col cappello, seguirono altrettante scariche di fucili di tutta quella schierata milizia. Ciò fatto, subito gli artefici, che stavano con i materiali pronti, alzarono la fabbrica sino alla superficie del terreno (…) Perfezionata la detta torre, sarà una delle più belle del littorale di Sicilia. (…) Saran situati in questa torre due buoni pezzi di artigliarla, fatti di nuovo montare, con le armi nelle casse di S. M. e della città di Mascali, a carico di chi resta il mantenimento, mentre a spese del re è stata fabbricata la torre. La guarnizione sarà di tre soldati e un caporale, i quali nelle occorrenze faranno la chiamata, e saranno soccorsi dalle milizie urbane della città di Mascali, che stanno pronte a tale effetto” (Di Marzo). Il nuovo beneficiale di S.Agata è don Luciano Consoli.

1752: Il Vescovo di Messina eleva Mascali a sede arcipretale: il primo archipresbiter parrochus è Giovanni Fichera.

1754: Vertenza tra Acireale e Mascali sulle modalità di elezione del capitano di giustizia di quest’ultima università: Acireale pretende di godere del diritto di eleggere una delle più alte cariche di Mascali tra i propri cittadini in ragione dei privilegi ottenuti a titolo oneroso e offre 4.000 scudi, pagabili in quattro anni, per conservare il diritto. Mascali, al contrario, vorrebbe affrancarsi definitivamente da Acireale. Al riguardo, il Tribunale del Real Patrimonio concede a Mascali il privilegio che l’elezione “si faccia per scrutinio de’ proprj naturali, senza che si conferiscano questi impieghi a soggetti forastieri e proibisce espressamente a’ Jacitani di non ingerirsi più nell’avvenire in far scrutinio per qualunque ufficiale di Mascali” e ordina che i Mascalesi si riuniscano in consiglio pubblico per reperire 4.000 scudi da pagare al Real erario entro cinque mesi, “senza aggravio dei poveri”. Una violenta grandinata causa ingenti danni alle colture.

1755: Mascali è coperta dalla cenere lavica: “A ore 24 incominciò una pioggia di piccole pietre, ma spessa e continua, essendo la grossezza di ciascheduna in circa tre once. Questa dura grandine si scaricò intorno a tutto il Mongibello, arrivando alla città di Mascali e territorj  vicini, e campagne subiacenti, ponendo in gran costernazione e paura tutta quella gente; cagionando per altro più timore che danno. Durò questa pioggia più d’un ora, con gran sbigottimento e clamore di que’ popoli, poco avvezzi a vedere simili fenomeni, ricoprendosi più che mai l’aria di tenebre e di orrore” (Mecatti). The London Magazine pubblica una lettera scritta dai Magistrati della città: "Mascali 12.03.1755. Sabato 9 marzo verso mezzogiorno, il Monte Etna ha cominciato a sprigionare dalla sua bocca una grande quantità di fiamme e fumo con un orribile rumore. Alle quattro del pomeriggio dello stesso giorno, il cielo si faceva completamente buio, e coperto di nuvole nere, e alle sei  una pioggia di pietre, ognuna delle quale pesava circa ottanta grammi, ha cominciato a cadere, non solo in tutta la città di Mascali, ma in  tutto il suo territorio. Questa pioggia ha continuato sino a un quarto dopo le sette, in modo che per il buio del cielo, la caduta delle pietre e le orribili emissioni della montagna, il giorno del giudizio sembrava ad alcuni essere prossimo. Dopo che la caduta dei sassi era cessata, è seguita una pioggia di sabbia nera, che continuò per tutto il resto della notte. Il mattino seguente, che è stato lunedì, alle otto sgorgò dal fondo della montagna un fiume di acqua che, nello spazio di mezz'ora non solo allagò la terra che si trova vicino alla collina, ma, una volta scorse le acque, aveva livellato tutte le asperità e le disuguaglianze della superficie e reso tutto una grande pianura di sabbia. Un contadino che era presente ad un così strano fenomeno, ha avuto la curiosità di toccare l'acqua ed ha avuto scottate le punte delle sua dita. Le pietre e la sabbia che restano dove è passata l'inondazione dell'acqua, non differiscono in nulla dalle pietre e dalla sabbia del mare ed hanno anche la salsedine. Questo racconto, per quanto possa parere favoloso, è il più esatto. Dopo che l'acqua era scorsa è sorta dalla stessa apertura un piccolo torrente di fuoco che durò per 24 ore. Martedì scorso a circa un miglio sotto a tale apertura, si levò un altro fiume di fuoco che avendo una larghezza di circa 400 metri, come un fiume ha cominciato a straripare nei campi confinanti e di fatto continua con il suo corso che si estende per circa 2 miglia e sembrava minacciare la città. Rimaniamo quindi nella più grande paura e terrore, ed in continua preghiera". Sul fenomeno, causato dallo scioglimento della neve depositata sui crateri dell’Etna, il geografo Francesco Ferrara esprimerà un duro giudizio: “Alcuni villani portatisi a vedere la lava già estinta vollero o per ignoranza, o per capriccio annunziare dei portenti ritornando a Mascali. I Giurati del luogo, colpiti dal racconto di così straordinari avvenimenti, ne diedero avviso al Governo, ed al Vescovo (…). Non si diede alcuna fede a credulità così puerili, ed a fatti tanto inverosimili (…). Fu facile trovarvi l’opera di menti volgari esaltate alla vista di circostanze le più ordinarie, ma che male apprese producono bene sovente in esse le idee più stravaganti”.

1757: Salvatore Ventimiglia è l’ultimo vescovo-conte di Mascali; nel corso dello stesso anno, la Contea passa dall'amministrazione episcopale a quella regia per un canone di 2.800 onze annue. Immediatamente i nuovi proprietari ne rivendicano ai fittavoli ben 6.000 per canoni arretrati: gli amministratori della Contea, per recuperare la somma, inizieranno ad accrescere la pressione fiscale sugli enfiteuti. Un medaglione d'argento con l'effige di S.Isidoro e la scritta "per divozione di tutti li massari di Giarre" costituisce la prima testimonianza storica del culto del Santo. Nel “Lessico topografico”, l’abate Vito Amico scrive che Giarre cresce a vista d’occhio per la felice posizione topografica. Lo stesso abate scrive di Mascali: "Nome plurale per avere vari municipi", “siede nei declivi del Mongibello a circa due miglia dalla spiaggia che ne prende il nome”; nel suo territorio "vedevansi sette torri verso il suo circuito, delle quali perdurano due sole e conosconsi le altre dalle vestigia". Secondo l’abate, nella Contea sono attive le chiese di S.Leonardo, S.Maria dell’Idria di Nunziata e cinque chiese minori e “tra esse l’antichissima di S.Maria degli Angeli, principale, un tempo, del paese”. La chiesa di Macchia viene dedicata alla Madonna della Provvidenza. Nel mese di settembre si stabiliscono in città i padri filippini, richiesti "da’ fanciulli e ragazzi della città di Mascali, quartiere delle Giarre, che, per causa di mala cultura, per mancanza di operai erano in procinto di perire sì nelli vizi che nell'ingoranza”. Un violento temporale causa allagamenti ed alcuni smottamenti nelle campagne.

1758: La nave Emanuel, proveniente dalla città norvegese di Aram, viene inviata da Palermo al caricaturo di Mascali per imbarcare orzo diretto a Lisbona.

1761: Il 20 febbraio il Vescovo di Messina autorizza, a spese dei cittadini, la conversione di un magazzino in edificio scolastico: i padri filippini vi insegneranno umanità, retorica, grammatica e filosofia. La chiesa della S.Lettera di Riposto diviene sacramentale; l’antica chiesetta attigua al nuovo tempio viene adibita a sagrestia.

1762: Viene completata la chiesa dell’Oratorio: costruita dai padri Filippini, è la terza del borgo.

 

 
   
 
 

 

 
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